Seneca diceva “Non abbiate paura del dolore, o finirà o vi finirà.”
Quante volte ti è capitato quel dolore apparso dal nulla senza motivo? Oppure magari stai sopportando già da un pò di tempo un dolore cronico che si presenta sempre…
Magari hai provato di tutto ma è ancora lì come una spia sempre accesa…
Oggi ti spiegherò alcuni concetti sul dolore che ti consentiranno di capirlo e una volta capito questo saprai gestire meglio il tuo dolore con semplici accorgimenti.
Prima di tutto iniziamo con una domanda:
IL DOLORE E’ UN INPUT O UN OUTPUT?
Il dolore è una delle sensazioni che tutti conoscono. E al riguardo una definizione molto completa è quella della IASP (International Association of Study of Pain) e dell’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) che definisce il dolore come una:
«esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. E’ un esperienza individuale e soggettiva, a
cui convergono componenti puramente sensoriali (nocicezione) relative al trasferimento dello stimolo doloroso dalla periferia alle strutture centrali, e componenti esperenziali e
affettive, che modulano in maniera importante quanto percepito»
Quindi non è solo uno stimolo! E’ qualcosa di molto più complesso come una esperienza appunto, molto più multifattoriale.
Infatti vedremo che le variabili in gioco sono tantissime anche perché molte volte si può avere dolore senza uno stimolo dannoso per i tessuti (e questo già ci deve far pensare)
La IASP riconosce più di 30 tipi diversi di dolore, che si possono racchiudere nelle seguenti 3 categorie:
- Acuto (nocicettivo): di breve durata (clinicamente viene considerato inferiore a 3 mesi) dove è ben
evidente il rapporto tra causa ed effetto. E’ quello che sperimentiamo quando urtiamo il mignolo del piede su uno spigolo.
Si esaurisce quando ha termine lo stimolo nocicettivo e si ripara il danno tissutale.
- Persistente (nocicettivo): persiste la lesione algogena, vale a dire della nocicezione che sostiene il dolore
o dei meccanismi disnocicettivi che sostengono quello neuropatico. Quindi quando passa qualche giorno o settimane da quell’incidente sul mignolo continuo a percepire dolore.
- Cronico (non nocicettivo): persiste anche dopo il verificarsi di tutte le possibili guarigioni fisiologiche e
può riflettere un meccanismo separato dall’infortunio originale (magari quel dolore del mignolo ce lo ritroviamo all’anca o alla schiena) : non rappresenta MAI la condizione
attuale dello stato dei tessuti. Sostenuto anche dalla modificazione stabile dei circuiti neuronali centrali che è resa possibile dalla plasticità neuronale, facilita l’elaborazione degli stimoli nocicettivi e non nocicettivi in «emozione dolore» (apprendimento del dolore).
Oltre il 20% della popolazione adulta
soffre di dolore cronico. In questi individui il cervello «è convinto il proprio corpo necessiti di protezione» quindi sono in uno stato di costante allarme. Questo è tipico anche di tutte quelle sindromi come la fibromialgia o di persone con quadri di kinesiofobia (se faccio quel movimento mi faccio male).
Il dolore non è una semplice sensazione, ma una complessa esperienza sensoriale, vale a dire un’EMOZIONE.
Per capire quanto il dolore sia diverso dalle altre sensazioni si consideri che mentre tatto, udito vista e olfatto sono affettivamente neutri, vale a dire possono essere piacevoli, indifferenti o sgradevoli, il dolore ha sempre una precisa connotazione affettiva sgradevole.
Quindi il dolore assomiglia maggiormente a piacere, tristezza o gioia piuttosto che vista, tatto o udito [2]
È un sistema brutalmente efficace proprio perché il dolore è solitamente spiacevole: il dolore fa male e proprio per questo molti circuiti del dolore coinvolgono l’Amigdala che regola le reazioni emotive. Stati emotivi negativi o di depressione possono innescare anche risposte dolorifiche.
Riguardo il dolor nocicettivo si distingue in somatico ( riferito a livello muscolare, legamentoso e articolare) e viscerale (riferito a livello degli organi e cavità corporee) in particolare e riferito spesso dagli organi vuoti e gli organi pieni anche con danni estensivi possono non causarne.
Come vedete ci sono tante sfumature e tipi diversi di dolore.
La cosa più importante da capire è che il dolore non è un input, uno stimolo che arriva al cervello poiché non ci sono recettori specifici del dolore.
Esistono i Nocicettori, cioè sensori che registrano eventuali stimoli nocivi, ma è solo un segnale che arriva alla nostra centralina, è il cervello che poi gli dà una connotazione di dolore spiacevole.
Infatti volendo si può ignorare quello stimolo e la percezione del dolore non avviene.
Quindi il dolore è a tutti gli effetti un OUTPUT del cervello, una risposta.
Ciò ha notevoli implicazioni e amplia tantissimo le possibilità di lavorare su questa percezione di dolore lavorando su vari aspetti.
Uno dei fattori più importanti è la quantità di STRESS che una persona sopporta. Lo stress può essere negativo (distress) o positivo (eustress).
Una situazione di distress protratta per lungo tempo può portare alla ricomparsa di dolori cronici.
Questo perché il dolore a volte viene “memorizzato” dal cervello.
Su quest’argomento di cronicizzazione a livello neurologico del dolore ne parleremo nel prossimamente.
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