I MIRACOLI DEL CERVELLO: UNA STORIA
UNA DONNA IN PERENNE CADUTA
Oggi inauguro questa rubrica ,riguardo storie incredibili di Neuroplasticità.
Parleremo di persone con patologie invalidanti e date per spacciate, che con percorsi terapeutici ed di esercizio hanno ritrovato una normalità.
CADERE NEL VUOTO
La storia che vi racconterò è veramente bellissima quindi non perdiamo altro tempo.
Vi racconterò di una donna di nome Cheryl Schiltz con la costante sensazione di cadere.
Proprio così immaginate di vivere in un costante stato di Vertigine con la sensazione di camminare su una fune sospesa tutto il giorno, anche se i vostri piedi sono ben piantati a terra.
Nel caso di Cheryl oltre a questa sensazione percepiva anche quella di essere spinta giù da un precipizio.
Ma ovviamente non è solo una sensazione per Cheryl che cade veramente e anche a terra ha la costante sensazione di caduta infinita come se fosse risucchiata da un buco nero nel pavimento.
Vedendola da fuori Cheryl si muove a scatti, in maniera incerta quasi come fosse strattonata da presenze invisibili.
LA CAUSA A LIVELLO CEREBRALE
Il problema di questa ragazza risiede nel fatto che il suo Apparato Vestibolare, l’organo sensoriale che garantisce il nostro equilibrio non funziona come dovrebbe.
Nel 1997, a 39 anni, dopo un normale intervento di isterectomia, contrasse una infezione post operatoria e le fu somministrata le Gentamicina, un antibiotico che a dosaggi eccessivi è noto per provocare danni alle strutture dell’orecchio interno e può portare alla perdita di udito, acufeni, e gravi conseguenze per l’equilibrio.
Il problema è che a Cheryl venne prescritta, invece che per un breve periodo come da prassi, per un periodo molto più lungo cosa che la rese vittima delle conseguenze, facendola entrare nel gruppo dei cosidetti Wobblers (coloro che barcollano).
Un giorno improvvisamente scoprì di non essere in grado di rimanere in piedi senza cadere.
Se ruotava la testa girava tutta la stanza.
GLI EFFETTI SUL CERVELLO
I medici che la testarono scoprirono che aveva mantenuto solo il 2% della funzione del sisteema vestibolare.
Dato che il danno riguardava la connessione tra sistema visivo e apparato vestibolare aveva grandi difficoltà a seguire oggetti in movimento. Ed essendo il sistema visivo un supporto inaffidabile anche i disegni a zigzag di un tappeto creavano falsi segnali che innescavano l’impulso a cadere.
Tutta questa situazione aveva enormi ripercussioni negative sulla vita sociale e lavorativa.
Negli anni trenta lo psichiatra Paul Schindler condusse ricerche su come il senso di benessere o un’immagine corporea “stabile” sono correlati all’apparato vestibolare e non sorprende che molti soggetti con questa patologia abbiano avuto esiti psicologici gravi anche fino al suicidio.
UN PO’ DI ANATOMIA
Ma come funziona il sistema d’equilibrio?
Compito principale è fornire il senso di orientamento nello spazio. Il suo organo sensoriale, l’apparato vestibolare, consiste in 3 canali semicircolari nell’orecchio interno che funzionano come delle livelle a bolla che si incrociano tra loro creando un sistema 3D su 3 assi x,y,z.
Due canali registrano i movimenti sul piano orizzontale e verticale, il terzo in avanti e indietro.
All’interno di questi canali vi è un fluido che scorrendo stimola le cellule ciliate che inviano segnali al cervello informandoci che è aumentata la velocità in una certa direzione.
Muovendo la testa in avanti vi sono aggiustamenti corporei che permettono di manipolare il baricentro in modo da tenerlo in equilibrio nella base di appoggio.
Il nucleo vestibolare raccoglie tutti i segnali trasmessi al cervello e li elabora per inviare segnali ai muscoli.
Il sistema visivo lavora in concerto con questo e permette ad esempio di seguire un oggetto e di mantenerlo nel campo visivo o ad esempio quando corriamo verso un oggetto l’apparato vestibolare riduce i sobbalzi del campo visivo.
In altri test è emerso che questo sistema era compromesso dal 95 al 100% in Cheryl e per gli standard convenzionali er un caso senza speranza.
Secondo la classica teoria localizzazionista il cervello ha moduli speciali dedicati a specifici compiti, se vengono danneggiati quella funzione sarà persa per sempre.
MA IN REALTA’ NON E’ COSI
Il cervello come abbiamo detto, può riorganizzare la sue connessioni.
LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA RIABILITAZIONE NEUROLOGICA
Cheryl si affidò allo scienziato Pual Bach-Y-RIta che le fece usare un prototipo molto curioso.
Un elmetto da cantiere dotato di accelerometri che rimpiazzavano i canali semicircolari originari, questi a loro volta erano collegati a una striscia di plastica sottile come una gomma da masticare con 144 elettrodi da piazzare sulla lingua.
Gli accelerometri registrano l’inclinazione della testa e inviano i segnali, tramite questo dispositivo linguale, al nervo ipoglosso che è un grosso fascio nervoso che arriva direttamente al tronco encefalico. La sensazione quando si inclina troppo la testa da un lato è quella di una sensazione tipo bollicine di champagne sulla lingua.
Una sorta di livella linguale. I segnali arrivano alla corteccia sensoriale e arrivano al nucleo vestibolare tramite un nuovo percorso cerebrale.
Cheryl iniziò a lavorare con tale dispositivo, prima per 1 minuto pochi minuti e arrivando a 20 minuti.
Interessante è che vi era un effetto residuo che dopo 20 minuti di uso col dispositivo equivaleva a 3 ore e 20 senza. Cioè 10 volte la durata del trattamento.
In queso modo Cheryl riusciva a camminare normalmente, a ballare a danzare, cosa che aveva sempre amato, a guidare un auto anche senza dispositivo, senza segnali provenienti dall’orecchio interno danneggiato. La funzione vestibolare era recuperata così come la connessione col sistema visivo.
Un vero e proprio miracolo neuroplastico, incredibile!
EPILOGO
Cheryl arrivò ad usare il dispositivo 4 volte al gorno vivendo una vita normale e ad ogni sessione il cervello e le sue connessioni si rinforzavano sempre di più, cosa che testimonia un effetto allenamento.
Negli anni successivi intensificò l’uso e la frequenza del trattamento cosa che prolungò l’effetto residuo di molte ore, poi giorni, poi fino a quattro mesi.
Oggi Cheryl non usa più la macchina e non si considera più una Wobbler.
Bella storia vero?
Pensate a quante potenzialità ha il nostro cervello e il nostro corpo.
Questa storia ci insegna che la speranza non muore mai e con le giuste conoscenze si può trovare una qualche soluzione a un problema. E ve ne racconterò tante altre ancora!
Siamo solo all’inizio di questo viaggio.
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