I 9 SEGRETI DI MUSASHI: UN APPROFONDIMENTO E UNA RIFLESSIONE
Chi mi conosce sa che sono molto appassionato di Filosofia Orientale e ho cercato di portare questo modo di pensare anche nella pratica di lavoro e nell’allenamento. Anche da questa passione deriva il nome che ho scelto per il mio business Satori Training Temple. Ah tra parentesi trovi il mio studio al centro di Lucca 😉
Ho letto questo libro su alcuni principi del Libro dei Cinque Anelli di Musashi e ne ho tratto questa riflessione.
Primo: Non coltivare cattivi pensieri.
L’esercizio di un atteggiamento mentale positivo, il pensiero positivo, la concentrazione su ciò che di buono e utile vogliamo ottenere, allontanarsi da pensieri a o dal male; la ricerca di quello che oggi chiamiamo uno “stile cognitivo” o Mindset efficace.
Per noi del mondo sportivo: dedicarsi all’allenamento e allo studio anche quando l’ambiente è di bassa qualità. Anche se nel tuo ambiente non vi è interesse per la cultura fisica ma “basta che spingi e mangi” cerca di studiare, di capire il perchè delle cose e di mettere in pratica per perfezionarti. L’ambiente può influenzare i nostri pensieri e sta a noi creare una cittadella mentale inespugnabile.
Secondo: Esercitati con dedizione.
Oggi chiamato training, formazione, tecniche di allenamento e addestramento, e soprattutto, la necessità del performer di applicarsi in un active training. Cioè in esercitazioni attive e non solo analisi teorica, e farlo con dedizione, nel tempo, e con continuità.
Per noi lavoratori sportivi; Se ti fai il corso di un weekend e non pratichi, sviscerando le competenze pratiche acquisite, hai buttato i tuoi soldi e il tuo tempo.
Studia, approfondisci, metti in pratica e sperimenta, prendi ciò che c’è di buono e ha superato la prova sul campo.
Terzo: Studia tutte le arti.
L’approccio enciclopedico, la contaminazione positiva che deriva dall’andare fuori dai propri recinti e studiare le cose più disparate. Bisogna interessarsi anche di ciò che altre discipline indagano, il contrario della chiusura in un recinto professionale o disciplinare, male odierno, il contrario delle sette, e della cultura dell’egoismo.
Per noi: non esiste la scuola che domina su tutti o la ricerca scientifica che detiene la verità. Non esiste il metodo definitivo. Ma puoi prendere ciò che c’è di buono in vari metodi e approcci per costruire il tuo, come detto prima.
Conoscere più arti e più discipline permette di vedere le cose da altri punti di vista e fare i necessari collegamenti. Viene sviluppato il cosìdetto “Pensiero Laterale” che è quello che trova più uso nella vita impegnata di tutti i giorni e permette di trovare soluzione creative a problemi che sembrano insuperabili con un approccio standard.
Quarto: Conosci anche gli altri mestieri.
La capacità di muoversi ed agire anche in campi esterni. L’allargamento del proprio repertorio professionale, sapersi muovere anche fuori dal proprio campo di azione limitato. Essere capaci anche in altre abilità e professioni. Spaziare, non chiudersi.
Per noi: per esempio non esiste un solo modo per usare un attrezzo, fossilizzarsi sulle posizioni affermando che solo ciò che si fa noi è la verità assoluta è solo un esercizio di superbia e segno di poca intelligenza emotiva, voglia di crescere e mettersi in gioco.
Per quanto riguarda nell’ultimo anno mi sono interessato molto al mondo della finanza e degli investimenti, studiando anche dei corsi e libri al riguardo. Il mio me del passato mai avrebbe pensato una cosa del genere: “Tutti quei numeri, mi si incrociano gli occhi!”. E invece mai scelta fu più azzeccata. Ho imparato a gestire meglio le mie finanze, a fare bilanci, simulazioni, ho alleggerito quell’ansia perenne tipica di chi, come precario, vive sempre sul filo del rasoio. L’unico rammarico: non aver iniziato prima! Ora sarei ancora più tranquillo, ma l’importante è iniziare.
Morale della favola: anche argomenti che magari inizialmente vi scaturivano repulsione possono essere utili alla vostra crescita personale, arrivando addirittura a piacervi molto e aiutandovi a costruire il vostro futuro e sicurezza.
Quinto: Distingui l’utile dall’inutile.
Concetto che mira al ricentraggio delle energie mentali, ciò che permette alle persone di capire veramente cosa merita il proprio impegno e cosa non lo merita. Importante è anche dove centrarsi o ricentrarsi nel proprio focus di attenzione, e quindi verso cosa direzionare le energie personali.
Per noi: ci sono i finti professionisti e improvvisati e veri Professionisti quelli che hanno dedicato UNA VITA INTERA a questo mondo. Ma anche distinguere gli esercizi inutili e che hanno un rapporto costo/benificio negativo. Saper scegliere tra quel corso che sembra interessante ma ci darà poco o sfrutteremo poco nel nostro lavoro e quello che invece ci può dare tanto sul lungo termine.
Sesto: Riconosci il vero dal falso.
Coltivare le capacità di analisi, la percezione pura e decontaminata da preconcetti e distorsioni.
Il bisogno di verità, il bisogno di pulizia psicologica, il bisogno di sviluppare le capacità di riconoscimento (detection). Tutte abilità indispensabii ad esempio per chi svolge il mestiere di negoziatore o di comunicatore, o per chi guida le persone (leader) o per chi lavora in gruppo (team working).
Ed ancora, il bisogno di distinguere fatti da opinioni, teorie accertate da ipotesi. Affermazioni personali da idee condivise.
Per noi trainer: coltivare il buon senso e l’apertura mentale cosa sconosciuta a un ex isef che nel 2023 afferma ancora che i pesi facciano male. Ancora peggio per i neolaureati che hanno quell’arroganza tipica di chi è uscito dall’università pensando di avere la verità in mano. La verità è che le università di Scienze Motorie ti preparano molto dal punto di vista teorico ma poco a livello di competenze pratiche. E ci ritroviamo neolaureati che fanno schede imbarazzanti con esercizi poco corretti a livello tecnico o sbagliando anche la cosa più semplice cioè la distribuzione degli stessi in ordine di importanza.
Come faccio a dirlo? Sono nel campo dal 2009 e mentre studiavo già lavoravo. Ne ho viste di tutti i colori fino ad arrivare a gestire anche una palestra e il personale. E non vi nascondo la frustazione nel constatare che molti “colleghi” in realtà erano solo degli animatori con competenze tecniche che tendevano allo 0.
Settimo: Percepisci anche quello che non vedi con gli occhi.
La percezione è il fenomeno oggi più centrale in molte forme di psicologia, e comprende sia la autoconsapevolezza (capacità di percepire se stessi), che la percezione ambientale.
Il settimo precetto di Musashi indirizza verso abilità di percezione aumentata, disambiguamento dalle illusioni percettive, sviluppo della sensibilità umana e sensoriale. Tratta quindi di una “percezione allargata”, opposta ad una chiusura percettiva.
Per noi: quanti colleghi conoscete che insegnano cose senza averle mai provate sulla loro pelle in ogni senso? Che non conoscono le giuste sensazioni tattili e di ritmo nell’esecuzione di un movimento? Per migliorarci come atleti e professionisti dobbiamo prima di tutto provare le cose, fare pratica su noi stessi quotidianamente. Solo così costruiremo quei modelli mentali e percettivi che ci aiuteranno ad assimilare bene gli esercizi e che potremo trasferire agli altri nel momento di insegnare la tecnica o correggere un esercizio mal eseguito.
Ottavo: Non essere trascurato neppure nelle minuzie.
Il bisogno di entrare nelle micro-competenze, la ricerca dell’eccellenza. L’abbandono di un atteggiamento di pressapochismo e banalizzazione.
Attenzione ai dettagli che contano. Assunzione di un atteggiamento di amore per quello che si fa e per come lo si fa.
Per noi: il professionista è preciso e puntiglioso, l’improvvisato è sciatto e si limita a fare l’animatore.
Purtroppo in una società sciatta e sbrigativa tende ad emergere l’ultimo. Per perseguire l’eccellenza in ogni campo la parola giusta è Ossessione. Ma una ossessione positiva, sana, animata da quella voglia di saperne sempre di più e alimentata dalla fiamma dell’auto-miglioramento.
I dettagli fanno la differenza, in qualsiasi cosa. E a maggior ragione nell’allenamento dove hai a che fare con la salute delle persone.
Nono: Non abbandonarti in attività futili.
Capire che il tempo è prezioso, e dobbiamo veramente decidere se abbandonarci ad uno squallido clone del modo con cui le persone comuni usano il tempo (copiare il mainstream), lasciarsi andare come bastoni sul corso di un fiume di qualunquismo, assecondare la piattezza di ciò che tutti gli altri fanno, o assertivamente prendere in mano il nostro tempo e decidere di farne qualcosa, allenarci, studiare, intraprendere, esplorare, scrivere, condividere, sperimentare nuove conoscenze; ed ancora, capire che esistono diversi macro-tempi, quello della produttività, dello studio, dell’auto-organizzazione, delle relazioni sociali, e quello del recupero, della meditazione, del relax, ma non esistono i tempi delle relazioni obbligate, lo spreco di tempo con persone piatte o arroganti o prepotenti, e vanno riconosciute e rimosse le attività di pura apatia o distruzione di sé.
Conclusioni
Le lezioni di Musashi vengono da un performer che ha passato la vita a sfidare la morte, e hanno un significato odierno assoluto.
È ancora più incredibile notare come già nel 1600 Musashi concentrasse tutta la sua analisi su aspetti di enorme attualità: sinergia tra corpo e mente, correlazione tra preparazione fisica e mentale, il fatto che la preparazione o una vittoria sia una conquista personale e non un diritto da pretendere, e che prima si debba cercare un approccio mentale e strategico valido, e solo dopo vengono i dettegli operativi.
Una lezione che nel terzo millennio moltissimi sportivi e manager devono ancora imparare.
E proprio questa sinergia tra corpo e mente è quello che ricerco io nell’allenamento e che fonda la mia filosofia e approccio a questo. Filosofia che cerco di trasmettere agli altri, anche se sono pochi quelli che vedono l’attività fisica non solo come passatempo ma come filosofia di vita.
E voi che ne pensate?